L’edilizia nel nostro paese è in un momento di crisi
Non parlo in termini di indotto, bensì di soluzioni da proporre al mercato e competenze per gestire un passaggio tra l’era passata del “mattone facile” a quella attuale “dell’edificio intelligente“.
Se osserviamo i processi edili, mediamente, troviamo ancora inefficienze, quali:
- Progetti che non rappresentano l’opera finale. Essi forniscono l’idea dell’opera soddisfando principalmente le esigenze amministrative per ottenere permessi e formulare preventivi.
- La continua tendenza a demandare alla fase realizzativa i dettagli costruttivi, dove le modifiche sono largamente più onerose rispetto alla fase di progettazione.
Gli effetti sono sovra costi e ritardi endemici del settore.
Eppure la crisi attuale dovrebbe offrire l’opportunità ad un ripensamento radicale del settore edile.
Ciò che non si ha ancora il coraggio di fare è affrontare la realtà:
la ripresa parte dalla rottura con il modello previgente
Il BIM sarà obbligatorio in Inghilterra (e non solo) dal 2016 per tutte le opere pubbliche. Questo strumento da noi è ancora poco diffuso, ma soprattutto lo si vede come un programma, non come un modo di lavorare. Questo è solo un esempio, ma dimostra come il settore sia arroccato su di un modo di lavorare che funzionava 60 anni fa.
Il passaggio ad una nuova edilizia 3.0 necessita di due elementi fondamentali:
- Il coraggio di rompere con il passato.
- Avere una nuova visione per il futuro.
Quest’ultima può essere presa da ciò per cui l’Italia è tra i primi 5 player mondiali: la meccanica.
Nell’edilizia del futuro (3.0) la progettazione, realizzazione e manutenzione delle opere edili deve essere come quella attuale per le macchine
I progetti meccanici hanno un livello di precisione elevato “fino all’ultimo bullone“. Il progetto è la rappresentazione del prodotto finale, la realizzazione è la sua costruzione al vero. Strumenti di simulazione e gestione del progetto sofisticati nella meccanica sono normalmente utilizzati, grazie alla cultura diffusa della massimizzazione delle prestazioni: si ricercano le soluzioni per irrigidire le strutture senza appesantirle, si creano gli schemi di montaggio dettagliati ed i relativi piani di controllo per la qualità.
Per ottenere questo risultato anche la committenza deve aprirsi a questo modo di pensare e lavorare, valutando e riconoscendo le competenze necessarie.
In Italia esistono grandi studi di progettazione e industrie che operano secondo tali modalità, entrare in un’industria meccanica è un viaggio in un laboratorio, così devono essere anche per gli impianti di industrializzazione dei componenti edili.
Per rompere con il passato dobbiamo avere una chiara visione del futuro. Questa può essere la meccanica
La prossima volta che ci approcciamo ad un progetto edile, non pensiamo alla “casa“, ma ad una “auto” o ad un “carrello elevatore“… a qualcosa che deve essere progettato fin nel minimo dei dettagli, togliendo ciò che non crea valore e massimizzando le prestazioni volute (efficienza energetica, durabilità, antisismici, comfort acustico…).
Facciamoci affiancare da professionisti del settore della meccanica, facciamoci contaminare dal loro modo di lavorare.
Facciamo che l’edilizia 3.0 italiana sia il nuovo fiore all’occhiello del paese